sabato 4 aprile 2020

LA REDìOLA COMMEDIA - Canto primo.

CANTO PRIMO

Non so cosa sia successo
  ma la dritta via ho rismarrita:
  sono un brodo, sono un fesso!
Di Virgil non ho sentita
  la gran voce che guidava:
  "Segui me, non sei mìa 'n gita!"
E in un attim si dileguava
  il cospetto del mio faro
  e nel panico mi lasciava.
Nel girone ch'è dell'avaro
  devo aver girato a un tratto
  e mi son perso: che somaro!
Da lì manco trovai un gatto
  né un dannato, né un grascino
  che mi tragga dall'anfratto.
Me meschino, me tapino!
  manco il localizzatore
  dentro il telefonino!
Son qui giro ore ed ore
  devo escogitar qualcosa:
  un'idea che sia migliore!
Una qualsivoglia cosa
  che mi scacci via st'angoscia:
  Ecco! Beatrice in posa.
Che mi mostri la sua coscia
  così con l'attopamento 
  il mio animo 'un s'affloscia.
Ma ben presto il tormento
  riportommi i ppiedi 'n tera
  'sì che torna lo sgomento.
Cercar da mattina a sera!
  ci dev'èsse una sortita
  (spero 'un sia una Chimera!)
Ad un tratto, di sfuggita
  noto in tera una ciampata
  non da molto concepita.
Chi l'ha posta e l'ha lasciata
  'un doveva èsse contento
  su una ciotta l'ha acciacciata!
Dalla forgia e 'l portamento:
  è del Duca, ne son seguro
  ed or lo odo e ben lo sento.
Sei e sei passi e dall'oscuro
  spunta lù sull'incazzato
  appoggiato contro un muro.
"O Maestro t'ho ritrovato!
  ma che strusci sopra l'erba
  con vel viso disgustato?"
"O 'uno vedi, acciderba!
  malidetto capocchione!
  c'ho la scarpa pien di merda!"
"Oltre il nome or di Marone
  m'è rimasto il mocassino!
  Ci vorebbe del sapone..."
Riprendemmo poi 'l camino
  di codesta commediola
  che ha ben pogo di "Divino".