CANTO PRIMO
Non so cosa sia successo
ma la dritta via ho rismarrita:
sono un brodo, sono un fesso!
Di Virgil non ho sentita
la gran voce che guidava:
"Segui me, non sei mìa 'n gita!"
E in un attim si dileguava
il cospetto del mio faro
e nel panico mi lasciava.
Nel girone ch'è dell'avaro
devo aver girato a un tratto
e mi son perso: che somaro!
Da lì manco trovai un gatto
né un dannato, né un grascino
che mi tragga dall'anfratto.
Me meschino, me tapino!
manco il localizzatore
dentro il telefonino!
Son qui giro ore ed ore
devo escogitar qualcosa:
un'idea che sia migliore!
Una qualsivoglia cosa
che mi scacci via st'angoscia:
Ecco! Beatrice in posa.
Che mi mostri la sua coscia
così con l'attopamento
il mio animo 'un s'affloscia.
Ma ben presto il tormento
riportommi i ppiedi 'n tera
'sì che torna lo sgomento.
Cercar da mattina a sera!
ci dev'èsse una sortita
(spero 'un sia una Chimera!)
Ad un tratto, di sfuggita
noto in tera una ciampata
non da molto concepita.
Chi l'ha posta e l'ha lasciata
'un doveva èsse contento
su una ciotta l'ha acciacciata!
Dalla forgia e 'l portamento:
è del Duca, ne son seguro
ed or lo odo e ben lo sento.
Sei e sei passi e dall'oscuro
spunta lù sull'incazzato
appoggiato contro un muro.
"O Maestro t'ho ritrovato!
ma che strusci sopra l'erba
con vel viso disgustato?"
"O 'uno vedi, acciderba!
malidetto capocchione!
c'ho la scarpa pien di merda!"
"Oltre il nome or di Marone
m'è rimasto il mocassino!
Ci vorebbe del sapone..."
Riprendemmo poi 'l camino
di codesta commediola
che ha ben pogo di "Divino".