giovedì 30 aprile 2020

LA REDìOLA COMMEDIA - Terzo Canto

LA REDìOLA COMMEDIA
TERZO CANTO

Affrontammo il solleone
e arrivammo sudaticci
al curvon del vialone.

Nessun omo, cinque ricci
e arivammo al Palazzetto,
o lì vicino, per capicci.

Tosto appare un bamboretto
col pallone sotto ‘l braccio
“Ferma o bamboro” n’ho detto.

“Vuoi saper cosa io faccio?”
rivolgiossi verso di noi
con vel far da monellaccio.

“Vò al campetto, corro e poi
gioco un po’ a pallacanestro;
vieni meco, dài, vuoi?”

Guasi guasi il mio estro
con la palla arancione
glielo mostro: so’ un maestro!

“Sì, accetto la tenzone
parti te, ti dò ‘l vantaggio
ma po’ ‘un vedi più un pallone!”

“Fatti sotto, sù, coraggio!”
E lù attacca, ma d’un tratto
si nasconde tra l’erbaggio.

Ma che d’è? tutto matto?
o avrà avuto assai paura
del severo mio riscatto?

Spunta là dietro le mura
du’ pennacchi con la divisa:
èn “caramba”, addirittura!

E’ una visita improvvisa
e mi chiedon: “Documenti!”
“Non ho manco la mì Visa!”

Or il volto dei due elementi
si fa serio, cupo e fosco
“Lei rischia anni venti!”

“Guardi esco appen dal bosco
e non so c’ho combinato
fé qualcosa che non conosco?”

Un de’ ddue, il più accigliato:
“Non dovrebbe essere in giro,
rischia d’esser contagiato!”

Che notizia! ho un capogiro
“Non mi dite! c’è la peste?”
fra ‘m po’ svengo, anzi spiro.

“Ma che scene sono queste!
ti s’ammenda, ti s’aresta”
E a nul servon le mì proteste.